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La presenza

Mi ritorni in mente,
anche se in realtà non sei mai andata via,
ti ho portata con  me,
dentro di me,
in ogni giorno,
in ogni istante.
Ho provato a scacciarti,
ho provato a cancellarti,
ma sei sempre stata qui,
nella mia testa,
nel mio cuore,
sei nelle mie mani,
in ogni mio pensiero.
Sei presente,
un ombra nei miei giorni,
un fantasma nelle mie notti,
un nome che riecheggia nella mia mente
sino a farla scoppiare,
di dolore,
di rabbia,
di amore.
Non andrai via,
anche se vorrei dimenticarti,
non ti dimenticherò,
anche se vorrei scacciarti,
ma vorrei tornare a vivere la mia vita,
senza di te,
con il tuo dolce ricordo.

scritta a Genova nell’aprile 2018
Buon compleanno.

Il doloroso esistere

Il dispiacere più grande
è il tuo pensiero,
saperti lontana,
sapere di te,
avere incrociato la tua vita,
avere attraversato i tuoi giorni,
i tuoi mali.
Il dolore più grande
è un amore finito,
il pensiero di non poterti più amare,
il tuo pensiero,
in ogni minuto,
in ogni istante.
Il dolore più grande passerà,
ma oggi c’è un fantasma nelle mie notti,
è un doloroso esistere.

scritta ad Ascona nel settembre 2013.
Buon compleanno.

Ragazze

Maggio 1982. Nell’attesa di partire per la Sardegna, scrivevo. Dopo Vagabondo scrissi Quale amore (pubblicata nell’aprile 2016) e quindi Ragazze. Si tratta di uno scritto a cui sono molto legato in quanto mi ricorda molte delle ragazze che conobbi allora anche se devo ammettere che tra le righe emerge una mia visione immatura della figura femminile oltre ad un palese richiamo a Baglioni e alle sue Ragazze dell’est.

Le ragazze del lago
si vestono a maggio
coi colori dei fiori,
ti porgono la mano
e ti portano lontano,
lontano dov’è il loro cuore
ed il loro ultimo affetto,
ti parlano della bellezza della vita,
della primavera che sta arrivando,
romantiche come il paese dove vivono,
tristi nella paura del buio inverno.
Cosa dire delle ragazze dell’isola,
che ti guardano negli occhi
e vorrebbero parlarti
ma troppo isolata
la loro terra nei secoli
e per te straniero
più di una lacrima
non possono spendere.
Vorrei essere ora in Valtellina,
con quelle dolci ragazze
che sbocciano la sera
per vivere la notte,
per dare i loro acerbi corpi
a qualcuno che scomparirà poco dopo,
come una lacrima nella neve,
ma loro questo lo sanno,
perché sanno che è bello l’amore
e preferisco loro
alle ragazze della mia città,
a ragazze che non conoscono amore,
a ragazze che non conoscono sentimenti,
piccole donne
nella giungla della grande città,
piccoli esseri persi
nella frenesia della vita.

Barbara

Aprile 1982. La stagione a Madesimo era ormai alle spalle, ero tornato a Genova alla solita vita in attesa di ripartire alla volta della Sardegna dove avrei vissuto una esperienza difficile da dimenticare. Dopo aver scritto Cercami (pubblicata nel giugno 2016, fu la volta di Barbara dedicata ad una amica di adolescenza. A rileggerla a distanza di anni devo ammettere che non è una di quelle riuscite meglio.

Scriverti addosso una poesia
mi riesce difficile,
mi è più facile pensarti,
pensare al tuo viso,
ai tuoi occhi,
alla cascata dei tuoi mille e più capelli.
Mi è facile pensare a te,
a te che mi sei amica,
alla nostra amicizia,
alle lettere scritte per aiutarmi.
Non è semplice trasportarti
sopra un foglio di carta,
la tua bellezza non si scrive,
si ama.
In te c’è la dolcezza
di una fragola appena colta
e l’amarezza di un rimpianto,
di un mondo sempre più triste.
Sei dolce in ogni tuo gesto,
in ogni tuo sguardo,
in ogni tua parola,
sei dolce e amara,
come la fragola di bosco
che non voglio cogliere
per non sciupare tutto.
Così sei
e mai ti potrò ricordare in modo migliore.

Quante volte

Siamo sempre a Madesimo nel gennaio 1982, tanto tempo fa, fatico quasi a ricordare le ragioni per cui scrissi queste righe, ma che restano, fortunatamente, indelebili nella mia memoria.

Quanti errori Dio,
quante volte io
ho sbagliato Dio.
Quante volte ho voltato pagina
e ricominciato da zero.
Quante volte mi sono chiesto
Se questa fosse  la mia vita
o solo un sogno da scordare.
Quante volte ho pianto per strada
e quante notti sono rimasto solo
con un ricordo che pesava.
Quante volte avrò paura ancora
di restare solo in mezzo al buio.
Ma finche avrò forza
continuerò ad andare avanti,
a picchiare la testa
per aprire quella porta,
finche ci sarai tu
continuerò a vivere e amare,
finche sarò io
continuerò a piangere e soffrire,
finche saremo insieme
continuerò ad esistere.
Tanti giorni sono passati però,
quanti amici ho perso per strada
e quante le strade che ho percorso,
quali errori ho commesso per soffrire così,
quali le cose giuste che ho fatto
e gli amori che ho avuto e gli amori perduti.
Quale sarà la mia vita ?
Solo o insieme a te,
per andare avanti,
per aprire quella porta.
E finche ci sarai tu
continuerò a vivere e amare,
finche sarò io
continuerò a piangere e soffrire,
finche saremo insieme
continuerò ad esistere,
continuerò per te
che sei la mia vita

Questa canzone

Gennaio del 1982: la mia stagione estiva in Sardegna terminò alla fine di agosto, un aereo per Pisa, qualche giorno ad Ascona ed un nuovo treno per Bellagio. Un mese e mezzo sulle rive del lago, sufficienti per lasciare Augusta, col sennò di poi una gran bella cazzata come tante altre nella mia vita.
Terminata la breve stagione a Bellagio tornai per un paio di mesi a Genova e quindi una nuova stagione, ancora a Madesimo, in un nuovo albergo, in compagnia di Rosi, una collega conosciuta a Bellagio, sicuramente una delle persone più importanti della mia vita.
Dopo cinque mesi tornai a scrivere. Questa canzone non è una poesia, sicuramente non è una canzone, non è dedicata a nessuno cosi come non mi ispirai a nessuno in particolare, chiamamola una esercizio di scrittura e penso sia più che sufficente.

Questa canzone
è per chi mi ha dato una mano,
per chi non mi ha chiesto niente,
per te che mi hai sorriso,
per te che con due parole
hai aperto il mio cuore,
per te che hai detto -Ti amo-,
per te che non hai nome,
per te che non hai padrone.
Questa canzone è anche per chi
ha bisogno di credere in qualcosa,
per chi in un ago cerca la vita
ma solo morte troverà,
per chi piange per una donna,
per chi mai una donna ha avuto,
per chi non sa ridere
e anche per chi piangere non sa,
per chi, come me,
non sa far niente.
Questa canzone, lo sai,
è anche per te,
per te che vivi e piangi,
per te che ridi e ami
e ami col cuore,
perché ancora un cuore hai,
per te che sei mia e di nessuno,
per te che mi fai vivere,
per te che sei libertà.
Questa canzone sarà la mia canzone,
la canzone di chi soffre e piange,
di chi vive e ama,
sarà la canzone del tuo amore,
sarà la nostra canzone,
sarà di chi la vorrà,
sarà una canzone,
sarà la canzone della vita,
finche questa sarà finita.

Vuoto a perdere

Ho scritto “Vuoto a perdere” nel gennaio del 1981 mentre ero a Madesimo a fare la stagione come cameriere all’hotel Cascata et Cristallo. Assieme a due colleghi dei quali non ricordo il nome (è passato davvero troppo tempo), decidemmo di scrivere una canzone, a loro la musica, a me le parole. Questo è quanto la mia mente riuscii a partorire, avevo diciotto anni, fu la mia prima poesia o meglio il mio primo scritto in assoluto. Spero di avere la vostra comprensione.

Un anno è finito ormai,
un anno di errori è passato,
tante esperienze, troppe delusioni
ma questa è la vita,
la vita che ti passa nel fumo di una sigaretta
che tu non potrai mai fermare,
è la vita !
Ed io, in questa camera,
con una chitarra aspetto e sogno
un futuro migliore,
tanti amici sinceri e la felicità.
Ma dove puoi trovarla la felicità ?
c’è troppa indifferenza intorno a te,
aspetti una ragazza che non c’è,
ma tu non darti mai per vinto,
continua ad aspettare,
guarda la gente negli occhi,
hai già chiuso un capitolo buio,
non è così lontano l’anno oscuro,
1980
Vuoto a perdere.

scritta a Madesimo nel gennaio 1981

In compagnia di vecchi amici

Trascorrere una sera
in compagnia di vecchi amici,
cosa vecchia,
serata come tante,
ma diversa,
perché varia è l’esistenza nostra,
ogni sera ha un suo racconto,
ogni notte una sua storia,
che ti affascina,
ti porta lontano.
Serata diversa
in compagnia di vecchi amici,
perché è bello ricordare,
le nostre avventure,
i nostri amori,
il nostro passato
anche se il passato è andato
ed il futuro deve sempre arrivare,
conta il presente.
Serata banale allora,
ma sempre bella
perché è bello ricordare
e ricordare significa
avere vissuto ed esistere.

scritta a Porto San Paolo nel giugno 1981

Cercami

Cercami quando vuoi vivere,
cercami quando vuoi morire,
cercami quando sei allegra,
cercami quando sei triste.
Cercami nella strada,
nella notte che uccide,
cercami in un sogno,
nelle utopie di tutti i giorni.
Cercami,
urla il mio nome,
cercami nella notte,
all’alba,
in ogni tuo momento,
ma cercami.
Cercami quando sei sola,
quando piangi,
quando ridi,
cercami quando ami
e sarà essere in due
in un solo corpo.

scritta a Madesimo nel gennaio 1982

Quale amore

Gira il disco sul piatto,
ma tu non lo ascolti,
guardi alla finestra
le macchine sfrecciare sotto la pioggia,
guardi alla finestra,
ma non vedi nulla.
Vorrei conoscere i tuoi pensieri,
cosa conta al mondo per te,
se questo mondo è il tuo,
se per te conto qualcosa.
Sono stanco di questo rapporto,
di questo nostro guardarsi in faccia,
senza dire nulla,
in queste grigie giornate,
in questa città senza luce.
Vorrei potere cambiare la nostra vita,
vorrei fuggire via,
lontano.
Prova a parlarmi dei tuoi problemi,
a fare un sorriso,
se ancora ci riesci,
se non mi ami più
mi ritirerò dalla scena,
come un attore senza pubblico,
come un generale senza soldati.
Parlami dei tuoi problemi,
in questa grigia città,
in queste stanche giornate,
prova a tornare indietro,
nella verde campagna,
a noi due sdraiati al sole.
Prova a ricordare il nostro incontro,
alle giornate trascorse in bicicletta
su e giù per i bianchi viali,
prova a tornare indietro,
indietro nel tempo,
indietro nel nostro amore,
io sarò qui,
ad aspettarti.

scritta a Genova nel Maggio 1982

Primavera, aprile 2016

Primavera, aprile 2016