Archivio mensile:luglio 2020

Le cinque cime, pt 1

Sabato di inizio giugno: piano piano si torna a respirare aria di libertà, ci sono ancora restrizioni, ovvio, ma il poter circolare liberamente è già positivo.
Dopo la lunga camminata della scorsa settimana in compagnia di Gianluca, decido di farne una in solitaria.
Lascio Ascona poco dopo le otto, ma nella mia testa non so dove andare di preciso: Penna, Aiona, non ne ho idea, poi quando arrivo a Pievetta mi appare il Maggiorasca e i miei dubbi si dileguano.
Sono le otto e mezza quando posteggio l’auto nel piazzale superiore a Rocca d’Aveto, ci sono solo la mia Sedici ed un auto posteggiata all’ombra dei faggi: il mio progetto è quello di salire al Prato della Cipolla e da li al Maggiorasca e quindi al Bue per tornare poi all’auto.
Avvio la app e parto. Sono certo di averlo già scritto, ma il risseou, ciottolato in italiano, che hanno fatto qualche anno fa è davvero terribile e brutto, non discuto la sua utilità, ma fa male alla vista e alle gambe: per assurdo, pur essendo uguale, quello in cima al Maggiorasca è meno peggio.
Discussioni più o meno utili a parte, la salita è piacevole, il passo è buono e la temperatura gradevole: una volta riempita la borraccia non faccio alcuna sosta, neppure per le foto, d’altronde la vista salendo è quella che è. La prima fotografia la scatterò alla moggia che si trova in cima alla salita.
Attraverso il Prato della Cipolla con il rifugio ancora chiuso e una volta transitato sotto la seggiovia malinconicamente ferma intravedo una figura che mi precede lungo la salita.
Lungo la pista di sci scatto le solite immagini, simili, ma non uguali, a quelle scattate in passato. Una volta arrivato alla sella tra le due vette più alte del nostro Appennino, mi fermo qualche attimo a rifiatare. Si, è una goduria. La gita della settimana scorsa è stata piacevole, soprattutto per la compagnia ed il pranzo, ma l’idea di avere una vetta da raggiungere è tutta un altra cosa.
Riprendo il cammino dopo un paio di minuti di sosta. Mentre salgo lungo il vecchio risseou nel bosco, sento i passi dell’altro escursionista che percorre la scorciatoia che transita appena fuori dalla faggeta e con il quale mi incrocio terminato il primo tratto di salita. Mentre lui prosegue il cammino, io mi fermo a fare qualche scatto per raggiungerlo poi ai piedi della statua della Madonna di Guadalupe che sovrasta Santo Stefano.
Scambiamo qualche parola: è un signore sulla settantina, viene dalla Fontanabuona e deve essere anche un po sordo perché ho l’impressione che non ascolti tutto ciò che gli dico, ma non importa. Mentre lui riprende il cammino io mi fermo ancora qualche minuto a godere della ritrovata solitudine, si, lo ammetto, sono un fautore del distanziamento sociale (continua)