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Il sentiero dell’ardesia

Ultima domenica di gennaio, quello che sta accadendo in questi giorni era lontano, dannatamente lontano e preventivabile.
Ormai Andrea è diventato il mio compagno fisso nelle escursioni rivierasche e Ascona è sempre più lontana, maledettamente lontana, oggi irraggiungibile.
Dopo l’ultima gita ci eravamo lasciati che, in base al meteo, avremmo fatta l’ennesima escursione.
Ci sentiamo il sabato, le previsioni per la domenica danno bel tempo, il problema è lo sciopero dei treni che ci impedirà di tornare nelle Cinque Terre, come avremmo desiderato, e scoprire nuovi sentieri.
Alla fine ci accordiamo per la solita ora, una meta per la nostra escursione l’abbiamo trovata: è il monte Capenardo, ma questa volta salendo da San Salvatore con passaggio sul monte San Giacomo e rientro scendendo a Santa Giulia e Lavagna.
Non sono ancora le nove e mezza quando ci incontriamo nel solito parcheggio, dove lascio l’auto, partiamo immediatamente e dopo pochi minuti e forse dopo neppure un chilometro, siamo arrivati.
Lasciamo l’auto di Andrea nel parcheggio di fronte all’abbazia dei Fieschi, maestoso esempio di architettura ligure.
E’ una bella giornata, l’aria è fresca, il cielo sereno anche se ci sono delle velature sul mare e sulle alture.
Il primo tratto del nostro sentiero è su asfalto, dopo aver superato il cimitero svoltiamo su di una mattonata alla nostra destra.
Il sentiero passa tra le case poste sulla collina, non è molto battuto, in alcuni tratti non molto pulito, segnalato quasi sempre con dei cartelli che lo indicano come il sentiero dell’Ardesia.
Dopo circa un ora di cammino ritorniamo sull’asfalto, siamo a Breccanecca, la vista su Chiavari e Lavagna è davvero bella: dopo circa settecento metri, all’altezza di un vecchio canale sulla nostra sinistra, parte il tratto di sentiero che ci porterà a Monte San Giacomo.
Il sentiero è in realtà una lunghissima scalinata con gradini in ardesia ancora abbastanza in ordine malgrado l’incuria a cui sono sottoposti da decenni: questo sarà il tratto in assoluto più faticoso della giornata.
Sono passate da poco le undici quando arriviamo sulla prima vetta del giorno, il monte San Giacomo, c’è una piccola cappella e i resti di un ristorante ormai chiuso da anni e che frequentavo in gioventù, bei tempi.
Dopo qualche minuto di sosta ripartiamo: il sentiero prosegue sulla strada asfaltata, superiamo una postazione militare da dove si gode una fantastica vista su Lavagna e Chiavari ed il monte di Portofino, peccato per la foschia che non permette la vista delle montagne innevate.
Dopo qualche centinaia di metri, il sentiero entra nel bosco, qualche tratto sulla cresta alternati a qualche tratto nel bosco, costeggiamo una vecchia cava, c’è una porta da cui si entra ed una passerella sospesa che permette la visione di questo vecchio luogo di lavoro, peccato che la vegetazione stia prendendo il sopravvento e la passerella sia una saponetta a causa dell’umidità.
Le prime presenze umane, se escludiamo un cacciatore in auto sul San Giacomo, le incontriamo nel bosco in cima del monte Rocchette, un gruppetto di sei persone intente a parlare prima di riprendere la gita.
Superata la massima vetta di giornata posta a 701 metri scendiamo verso la sella dove arriva il sentiero che sale da Santa Giulia e Crocetta e da dove sta arrivando una coppia di pensionati di Sessarego con i quali scambiamo qualche parola.
Meno di dieci minuti e arriviamo sul monte Capenardo, per me è la seconda volta in 15 giorni mentre prima non ne conoscevo neppure l’esistenza.
Mentre arrivano i due pensionati, Andrea propone di scendere verso Sestri Levante anziché Santa Giulia e Lavagna. Siamo in ballo e allora balliamo.
Il primo tratto di sentiero è piuttosto sconnesso, ma è ripagato dalla bellissima vista sulle due cittadine bagnate dall’Entella che appare dopo una cinquantina di metri .
Mano a mano che si scende il sentiero è sempre più pulito, superiamo un bivio che porta a Cavi e a Villa Loto, proseguiamo ed il sentiero si allarga. Quando siamo in prossimità del monte Crocette assume le dimensioni di una carrareccia, ci sono quattro ragazzi seduti di un prato e sulla collina alla nostra destra un gregge di capre guardate a vista da due cani che ci vengono incontro abbaiando e sottolineando il possesso del pascolo.
Pochi metri dopo un cartello ci segnala che il nostro percorso prosegue alla nostra destra. Costeggiamo una villetta abbandonata da chissà quanto tempo e imbocchiamo un sentiero che viene utilizzato anche come pista di mountain bike.
Mano a mano che si scende cambia la vegetazione sino ad arrivare sul crinale che divide la costa che va da Cavi a Zoagli da quella di Sestri Levante. Il tratto è molto bello con vista su entrambi i tratti di costa.
Come da indicazioni del cartello posto sul monte Capenardo dopo due ore di cammino entriamo in Sestri Levante: adesso dovremo mettere qualcosa sotto i denti e trovare un mezzo che ci riporti a Lavagna, in attesa di una nuova escursione.

Salita al monte Capenardo

Seconda domenica di gennaio, prosegue il mio confino in riviera, vorrei salire ad Ascona, ma c’è qualcosa che mi blocca, non so spiegare cosa sia.
Visto che mi sono autoinflitto la punizione di restare a Genova, decido di fare una nuova escursione, questa volta senza Andrea.
Sono le otto e mezza quando parto da Genova in direzione Lavagna. Una volta arrivato nella cittadina rivierasca mi dirigo verso la stazione. Posteggio l’auto poco lontano la cattedrale, imposto la app sullo smartphone e sono pronto. La mia meta è il monte Capenardo, una piccola cima alle spalle di Cavi di Lavagna.
Il mio percorso ha inizio lungo una salita che parte sulla sinistra della corniche che arriva da Cavi.
Una volta in cima percorro un tratto asfaltato a fianco di un magazzino comunale. Dopo un centinaio di metri arrivo in uno slargo dove imbocco una creuza che sale sulla sinistra. Una volta in cima un cartello mi indica che devo svoltare a destra, attraversato un borghetto con vecchie case coloniche, una curva a sinistra e trovo il sentiero vero e proprio, un viottolo in cemento che taglia a più riprese la strada che porta a Santa Giulia sino a costeggiarla per alcune centinaia di metri senza però percorrerla. Una volta attraversata mi trovo in una lunga salita, in cima a questa vedo tre figure che stanno salendo, mi consolo, non sono l’unico a cui è venuta questa idea.
In cima alla salita sono finalmente arrivato a Santa Giulia: prima di proseguire il mio percorso decido di dare un occhiata al panorama che si gode da questo piccolo borgo abbarbicato sulle alture di Cavi. Una volta in piazza sento urlare il mio nome: è Igor, un mio amico di Vicosoprano, davvero piccolo il mondo.
Baci e abbracci, mi presenta i suoi amici e con loro percorro un tratto di cammino sino alla frazione di Crocetta.
Nella piccola frazione di Lavagna si dividono i nostri percorsi: dopo averli salutati imbocco il sentiero che mi porterà sulla sella tra il monte Rocchette ed il Capenardo. Dopo una prima salita tra le case del paese il sentiero spiana leggermente, attraversa le fasce coltivate ad ulivi e si addentra finalmente nel bosco. Questo sentiero è uno di quelli che compongono la via dell’ardesia, vecchi sentieri che venivano percorsi da coloro che lavoravano nelle numerose cave poste su queste colline.
Il sentiero adesso sale in maniera importante tra vecchi gradini sconnessi, usurati dal tempo, sarà interessante percorrerlo in discesa.
Ad un tratto, quando finalmente vedo la luce della sella sulla mia destra trovo una piccola edicola dedicata alla Vergine ed una targa ai suoi piedi che recita parole d’amore, parole di speranza.
Dalla targa alla sella è questione di un attimo. Sulla sella trovo un cacciatore in postazione, neppure un saluto e svolto sulla mia destra. La app mi indica che mancano solo 950 metri e così è.
Il sentiero adesso corre sula cresta della collina, in piano, non è molto largo, leggermente viscido a causa della rugiada e della recente pioggia.
Finalmente sono a destinazione. La vetta non è altro che uno spiazzo erboso tra gli alberi. Su di un paolo le indicazioni tra le varie destinazioni. Mentre mi sistemo iniziano ad arrivare dei bikers tutti su bici elettriche, comoda la vita.
Prima di scendere, mi piazzo su di un praticello da dove si gode una vista fantastica sulla riviera: Cavi, Lavagna, Chiavari sino a Santa e Portofino e le Alpi, già, le Alpi, sembra di toccarle.
Il tempo di salita, con pause, discorsi con Igor e le innumerevoli fotografie è sato di due ore, ora mi toccherà scendere e mettere a dura prova le mie ginocchia sulla moltitudine di gradini che caratterizzano il percorso, ma avrò davanti agli occhi la spettacolare vista che solo la Liguria riesce ad offrire.