Archivi giornalieri: febbraio 11, 2020

Salita al monte Capenardo

Seconda domenica di gennaio, prosegue il mio confino in riviera, vorrei salire ad Ascona, ma c’è qualcosa che mi blocca, non so spiegare cosa sia.
Visto che mi sono autoinflitto la punizione di restare a Genova, decido di fare una nuova escursione, questa volta senza Andrea.
Sono le otto e mezza quando parto da Genova in direzione Lavagna. Una volta arrivato nella cittadina rivierasca mi dirigo verso la stazione. Posteggio l’auto poco lontano la cattedrale, imposto la app sullo smartphone e sono pronto. La mia meta è il monte Capenardo, una piccola cima alle spalle di Cavi di Lavagna.
Il mio percorso ha inizio lungo una salita che parte sulla sinistra della corniche che arriva da Cavi.
Una volta in cima percorro un tratto asfaltato a fianco di un magazzino comunale. Dopo un centinaio di metri arrivo in uno slargo dove imbocco una creuza che sale sulla sinistra. Una volta in cima un cartello mi indica che devo svoltare a destra, attraversato un borghetto con vecchie case coloniche, una curva a sinistra e trovo il sentiero vero e proprio, un viottolo in cemento che taglia a più riprese la strada che porta a Santa Giulia sino a costeggiarla per alcune centinaia di metri senza però percorrerla. Una volta attraversata mi trovo in una lunga salita, in cima a questa vedo tre figure che stanno salendo, mi consolo, non sono l’unico a cui è venuta questa idea.
In cima alla salita sono finalmente arrivato a Santa Giulia: prima di proseguire il mio percorso decido di dare un occhiata al panorama che si gode da questo piccolo borgo abbarbicato sulle alture di Cavi. Una volta in piazza sento urlare il mio nome: è Igor, un mio amico di Vicosoprano, davvero piccolo il mondo.
Baci e abbracci, mi presenta i suoi amici e con loro percorro un tratto di cammino sino alla frazione di Crocetta.
Nella piccola frazione di Lavagna si dividono i nostri percorsi: dopo averli salutati imbocco il sentiero che mi porterà sulla sella tra il monte Rocchette ed il Capenardo. Dopo una prima salita tra le case del paese il sentiero spiana leggermente, attraversa le fasce coltivate ad ulivi e si addentra finalmente nel bosco. Questo sentiero è uno di quelli che compongono la via dell’ardesia, vecchi sentieri che venivano percorsi da coloro che lavoravano nelle numerose cave poste su queste colline.
Il sentiero adesso sale in maniera importante tra vecchi gradini sconnessi, usurati dal tempo, sarà interessante percorrerlo in discesa.
Ad un tratto, quando finalmente vedo la luce della sella sulla mia destra trovo una piccola edicola dedicata alla Vergine ed una targa ai suoi piedi che recita parole d’amore, parole di speranza.
Dalla targa alla sella è questione di un attimo. Sulla sella trovo un cacciatore in postazione, neppure un saluto e svolto sulla mia destra. La app mi indica che mancano solo 950 metri e così è.
Il sentiero adesso corre sula cresta della collina, in piano, non è molto largo, leggermente viscido a causa della rugiada e della recente pioggia.
Finalmente sono a destinazione. La vetta non è altro che uno spiazzo erboso tra gli alberi. Su di un paolo le indicazioni tra le varie destinazioni. Mentre mi sistemo iniziano ad arrivare dei bikers tutti su bici elettriche, comoda la vita.
Prima di scendere, mi piazzo su di un praticello da dove si gode una vista fantastica sulla riviera: Cavi, Lavagna, Chiavari sino a Santa e Portofino e le Alpi, già, le Alpi, sembra di toccarle.
Il tempo di salita, con pause, discorsi con Igor e le innumerevoli fotografie è sato di due ore, ora mi toccherà scendere e mettere a dura prova le mie ginocchia sulla moltitudine di gradini che caratterizzano il percorso, ma avrò davanti agli occhi la spettacolare vista che solo la Liguria riesce ad offrire.