Vagabondo

Genova, maggio 1982. Tornato alla solita vita genovese, avevo ripreso la solita pessima compagnia di amici, ragazzi difficili, ma sicuramente più veri e sinceri di tante persone incontrate in seguito.
Erano anni difficili, ma il ricordo è tremendamente bello .

Ho camminato strade non mie
per arrivare qui,
ho visto fanciulli allegri
e ragazzi tristi,
ho incrociato giovani disperati
e ragazze innamorate,
ho conosciuto la disperazione
di una generazione.
Ho provato a nascondere la realtà
ma volti l’angolo e sei daccapo,
ho provato a cambiare amicizie
ma torni sempre indietro,
ho provato a distinguere gli amici
ma non è servito a nulla,
ho provato a ridere,
ma qualcuno non me lo ha permesso,
ho provato a ribellarmi,
ma le catene che mi imprigionano
sono di acciaio,
ho provato a uccidere,
ma le mie mani sono di carta,
ho pianto
perché il cuore è ancora mio
ed ora sono qui
a raccontarti tutto questo
anche se tu fumi
e non mi ascolti,
ma voglio che tu sappia
quanto è duro vivere
e quanto è difficile vivere
in questo mondo,
dove gli eroi bruciano
dopo la fiamma di un solo giorno,
dove la gente muore per strada
e dove io sono qui,
seduto,
a piangere.

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