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Radici

E’ passato un mese dal mio ultimo articolo, quello in cui parlavo della gita sul Penna, delle mie sensazioni, del mio desiderio di vacanza, di come i miei monti sono i miei confini e al tempo stesso i miei limiti.
Dopo di allora ho continuato a salire in valle, a salire sui miei monti, prima il Carevolo e poi il Maggiorasca ed il Bue, ho chiuso e stampato la seconda edizione del libro sulla storia di Ascona e vi assicuro non è stato semplice, sono stato a Gambaro ad ascoltare il mio amico Pierluigi e come sempre sono rimasto a bocca aperta sulle sue disquisizioni sulla vita delle nostre genti nel Medioevo.
Si, sono stato un pochino impegnato, tanto da rinunciare alla vacanza che desideravo fare.
E poi c’è stato l’incontro che definirei della vita, l’incontro con le cugine provenienti dal Cile, Cecilia e Angelina, le nipoti di zio Angelo, fratello di mia nonna Lina, partito per il Cile all’età di 23 anni e mai più tornato in Italia.
Se ci sono dei meriti di FB, del sito del libro delle facce, uno è proprio questo, quello di mettere in contatto le persone, di farti ritrovare amici lontani o di farti trovare parenti di cui non conoscevi l’esistenza, ma che fanno parte della tua famiglia, che sono sangue del tuo sangue, che sono parte di te e questo è ciò che ho provato nell’incontrare Cecilia ed Angelina.
Con Angelina ci siamo conosciuti, incontrati anni fa su FB, sul libro delle facce. Ci siamo scritti, scambiato immagini, ma mai nulla d’importante. Poi due mesi fa mi ha scritto dicendo che sarebbe venuta in Italia, con la sorella, il cognato e la cognata, sarebbe venuta e avrebbe avuto piacere di visitare Ascona, il luogo dove era nato il nonno. La notizia mi ha fatto piacere, ho dato la mia disponibilità e ho aspettato, senza particolare attese.
Poi venerdì 12 luglio sono arrivate e solo incontrandole ho capito ciò che provavano, il loro desiderio di conoscere il luogo degli avi, di vedere il paese dove nacque nonno Angelo, dove crebbe, di camminare nelle vie dove trascorse la sua gioventù, ho provato le loro emozioni o forse non le ho provate abbastanza, ma penso di esserci arrivato vicino, molto vicino.
Siamo entrati nella chiesa del paese che è la stessa di allora, la statua della Madonna Addolorata che ci protegge e quella di San Bernardo dietro all’altare che osserva chi entra, hanno presenziato alla Santa Messa e hanno preso la comunione, siamo saliti al cimitero che è sempre quello, sono forse cambiati coloro che vi riposano, ma è sempre la stessa salita, dura, irta, alla fine della quale c’è sempre la stessa sensazione di dolore, di addio.
Hanno toccato le tombe dei fratelli e delle sorelle dello zio, del loro nonno e sono certo che avranno detto una preghiera, avranno chiesto l’aiuto dei nostri avi sui loro passi.
Hanno visitato la casa dove visse Angelo, dove maturò l’addio, dove abbracciò i genitori per l’ultima volta sapendo dentro di se che forse non sarebbe più tornato.
Hanno dormito in paese, non a Santo Stefano d’Aveto, non in albergo, ma in una casa del paese, poco lontano dalla casa del nonno, si sono svegliate col suono delle campane, hanno aperto le finestre e hanno respirato l’aria che respirava il nonno, si sono riempite gli occhi della stessa vista, di quella bellezza che forse il nonno non riuscì mai ad apprezzare: per sessanta ore sono state asconesi al 100%
Con loro, come ho scritto, c’erano il marito e la cognata di Cecilia e anche con loro è stata la stessa emozione, la sensazione di essere con persone di famiglia, del tuo sangue, con persone che fanno parte di te.
Quello che è successo poi nei due giorni e mezzo in cui siamo stati insieme non ha importanza e sono sinceramente fatti miei, quello che conta è avere riavvolto il filo del tempo, quel legame indissolubile che ci lega.
Nel 1972 Francesco Guccini cantava dell’importanza del proprio passato in una canzone dal titolo Radici e nelle cui parole scritte oltre quarantanni fa sono racchiusi i miei sentimenti e quelli delle mie cugine:
La casa sul confine della sera, oscura e silenziosa se ne sta, respiri un aria limpida e leggera e senti voci forse di altra età. La casa sul confine dei ricordi, la stessa sempre, come tu la sai e tu ricerchi la le tue radici, se vuoi capire l’anima che hai. La casa è come un punto di memoria, le tue radici danno la saggezza e proprio questa è forse la risposta e provi un grande senso di dolcezza”.