La sottile linea

Domenica mattina: il paese è il solito silenzioso paradiso, chi doveva andare a Santo per l’aperitivo, per la spesa, è già andato, chi è rimasto è in casa, affaccendato nei soliti lavori o a riposare, magari a fare due passi, come me.
Sono le dieci passate quando incammino sullo stradone e mi immergo nelle magie che solo questa stagione può regalare, avvolto dal silenzio, dai rumori della natura, dalla luce dell’estate.
Più mi allontano dal paese e più mi sembra di essere il protagonista di un film di Terrence Mallick: sono la voce narrante, errante, dei miei pensieri, del mondo che mi circonda, dei suoni, dei profumi, delle piccole visioni, delle mie sensazioni. Una sottile linea che mi divide dal paradiso.
Porto con me la K3, ma non la userò, certe cose restano negli occhi, nei propri sensi, dentro di noi, non ci sono fotografie che possano dare l’idea del momento.
Quando arrivo al baraccone di Mario mi giro a guardare il paese: appena sopra la chiesa si vedono i primi prati tagliati, nell’aria intenso il profumo del fieno, dove non è stato ancora falciato è piegato dal vento, mi piace la luce che emana, mi riporta a giorni lontani, a ricordi d’infanzia, dell’innocenza, perduta, di ginocchia sbucciate, di giornate ai pascoli, di pane con la Nutella e corse sfrenate sulle Piane.
Cammino lentamente, senza fretta, la strada è ancora ombreggiata, il sole la batterà nel pomeriggio, cammino, circondato dal cinguettio degli uccelli, osservo il volo di tre poiane sopra il canale del Fussou Croesu, il loro volteggiare lento, concentrico, quasi una danza, in attesa dell’attacco, della caccia alla preda, della morte.
Di tanto in tanto rumori ai lati della strada mi distraggono dai miei pensieri, è incredibile quanta vita ci sia, invisibile ai nostri occhi.
Quando arrivo all’altezza dei Ronchi odo il rumore di un animale che fugge, forse un capriolo, forse lo stesso che avevo visto una settimana fa. Non so. Prima o poi riuscirò ad immortalarne uno: venerdì sera ne ho incontrati cinque nel giro di pochi chilometri, ma sempre più veloci dei miei riflessi nel prendere la Pentax.
Portato dal vento arriva il suono delle campane della chiesa di Vicosoprano: ieri, ad Alpepiana, ai funerali di Luigi, erano presenti Massimo, Pino e altri amici. C’erano persone da tutti i paesi della valle, per dare un saluto, lasciare un segno, un atto di presenza, di rispetto. Per molti, oltre che l’occasione per dare l’ultimo saluto, un modo per incontrare amici che non si vedono da tempo.
Alla Pianella devono ancora tagliare il fieno, la frana sembra non essersi più mossa, a settembre avevano sistemato tutto, fatto il muretto, messo il guard-rail, non so per merito di chi, ma alla fine è stato fatto un discreto lavoro, non pensavo, sbagliavo.
Arrivo a Pozzo: sul prato l’erba non è ancora stata tagliata, tre settimane fa c’erano fiori di ogni colore e profumo, adesso non più, solo le scie degli animali transitati sul campo. Ancora qualche settimana e torneranno i bambini, la gioia, l’allegria, le risate. Adesso no, ci sono solo il Penna e l’Aiona che osservano silenziosi, lontani, maestosi, imponenti, che mi chiamano. Tornerò anche là, ma oggi no, oggi i miei pensieri restano qui, a casa, sulla sottile linea che mi divide dal paradiso.

I giorni del fieno

I giorni del fieno

2 pensieri su “La sottile linea

  1. Gabri

    Con queste righe mi hai riportata ad Ascona! Per quanto mi riguarda poche cose rendono l’idea di “estate” come il profumo di fieno tagliato che si sente ad Ascona in questo periodo…

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