Ritorno sul monte Nero

Sabato di metà ottobre. Sono arrivato in valle in mattinata, il paese è praticamente vuoto, ma questa non è una novità.
Nel frattempo è stata emessa la sentenza: dieci giorni fa mi ha visto un medico del Galliera e ha sentenziato che è tiroide al 100% e devo essere operato, senza se e senza ma. La lista di attesa dice 12 mesi. Viva la sanità pubblica.
Nell’attesa della visita del chirurgo, io cerco di recuperare le escursioni perdute in estate. La giornata è splendida per quanto l’orizzonte sia disturbato dalle solite nuvole, io mi sento decisamente meglio che ad agosto e cerco di godere di questo nuovo regalo. Dove andare però? Nella mia personale wishlist mancano ancora quattro monti, sono certo che non riuscirò a salirli tutti e alla fine opto per ritornare sul monte Nero.
Arrivare al parcheggio dello Zovallo è un impresa: i colori dell’autunno sono fantastici e mi ritrovo a fermare l’auto ogni due minuti. Si, l’autunno è davvero la mia stagione preferita, almeno per le fotografie.
Una volta posteggiata la Sedici, mi preparo e avvio l’app sullo smartphone per verificare durata e tempi dell’escursione.
Il tratto iniziale è lo stesso che porta la Lago Nero, ma questo l’ho già scritto e riscritto, finisco per ripetermi come al solito, ma ripetere i sentieri, le esperienze, i giorni non è un delitto.
Nel mio cammino noto numerosi canali di scolo che attraversano il sentiero, probabilmente sono stati scavati per far defluire al meglio le piogge che inevitabilmente cadranno nei prossimi tempi.
Arrivato al primo bivio trovo una staccionata ed una panchina nuove di zecca. Beh, che dire? Tutto ciò che abbellisce i nostri sentieri è ben accetto.
Imbocco il sentiero di sinistra, lentamente, non ho alternative, incrocio una coppia di escursionisti ed in breve arrivo sul piano. Questione di minuti e sono ai piedi della salita più dura di tutte tra quelle che conosco in val d’Aveto e val Nure, forse è peggio quella del Ragola, ma no, non c’è gara. Le ultime due volte sono arrivato in cima senza soste, questa volta non credo  potrò farcela e cosi sarà.
Tra una sosta e l’altra arrivo in cima, ma la fatica è tanta. Faccio un salto al belvedere sulle Buche e poi via, verso la vetta, dove trovo una escursionista intenta a fare merenda, saluto, due scatti e via, no, non ho nessuna voglia di compagnia.
La giornata è bella, ma la luce particolare non aiuta per le fotografie che vorrei fare, pazienza, qualcosa di buono uscirà lo stesso.
Il sentiero lo conosco, lo conoscete ormai anche voi e non presenta sorprese, incrocio un altro escursionista mentre scendo la seconda vetta, poi più nulla e nessuno.
Il tratto che scende dalla Costazza al lago è quello che amo meno, mal segnalato e sconnesso, il terreno è umido per le recenti piogge, ma è questione di dieci minuti o giu di li e finalmente sono a destinazione.
Ci sono quattro cinque persone ed un silenzio irreale: scatto qualche immagine, una delle quali a mio giudizio decisamente bella, poi riprendo il cammino.
Scendo la parte sconnessa che porta alla prima torbiera, supero una coppia di gitanti, raggiungo quindi il breve tratto tra le rocce che porta al bivio per l’albergo e sono finalmente sulla parte in piano del sentiero. Altri lavori di abbellimento, staccionata e panchina, un invito e un pannello all’altra torbiera, ma la sorpresa sarà più avanti: in un tratto dove si ci inzuppava letteralmente a causa del fango, hanno creato una sorta di marciapiede fatto di pietre e legno, davvero un lavoro notevole.
Non sono ancora le cinque che arrivo al parcheggio dello Zovallo. L’app mi dice che ho percorso 7 chilometri e mezzo in un due ore e un quarto al netto delle soste, non male viste le mie condizioni.
A questo punto posso riprendere la via di casa, un sorso d’acqua fresca alla sorgente sul passo, due fotografie al Groppo Rosso e sono in paese. Non so se avrò la fortuna di fare ancora escursioni in questo bellissimo primo mese d’autunno, non so davvero, ma oggi va bene così.