La lunga escursione

In qualche modo doveva essere il giro dei giri, oltre venti chilometri da consumare in un solo giorno, dal passo dell’Incisa sino al passo del Bocco e ritorno.
L’idea mi era venuta lo scorso anno quando con Alberto, Andrea e altri amici eravamo andati alla Malga Zanoni.
Lungo il sentiero avevo visto le indicazioni, ben due percorsi diversi, che indicavano la via per il passo del Bocco e mi era venuta voglia di percorrere questo sentiero.
Dopo una settimana di astinenza da escursioni, decido che è arrivato il momento.
Propongo l’escursione a Cioppi ed Andrea: il primo declina l’invito, il secondo accetta.
Con Andrea ci incontriamo in piazza alle otto e partiamo immediatamente alla volta dell’Incisa, mt 1471, da dove parte il nostro sentiero.
Quando arriviamo a destinazione dobbiamo tornare ad Ascona per un mio problema personale e, colmo della sfida, mentre sostituisco la maglietta sento un dolore tremendo alla spalla dove mi ritrovo una lacerazione. Cosa è stato? Ancora non lo so, ma il dolore è stato terribile ed i segni evidenti.
Torniamo ad Ascona con gran sorpresa dei presenti, sistemo ciò che ho da sistemare e ripartiamo. Sia verso Ascona che nel ritorno verso l’Incisa guida Andrea: che sballo la Sedici. Concordo o come dicono a Roma, me cojoni.
Alle dieci siamo finalmente pronti per la partenza; nel frattempo sono arrivate un po di auto, ma sono certo che si dirigeranno tutti verso il Penna o l’Aiona.
Imbocchiamo il sentiero già descritto nella gita dello scorso anno alla Malga Zanoni: una veloce discesa tra i faggi e dopo una curva il primo ruscello, tristemente asciutto, niente foto.
Quando arriviamo al Mare de Prie incontriamo alcuni escursionisti, una coppia di fidanzati che arrivano dalla Malga di cui accennato ed un signore con due ragazzine, forse le nipoti.
In prossimità del secondo ruscello che taglia il sentiero mi fermo a fare qualche scatto all’acqua, ma le immagini non mi soddisfano e ripartiamo. Dopo trecento metri mi accorgo di avere dimenticato il bastoncino. Torno indietro, non lo vedo, arrivo al Mare de Prie, ritorno indietro e finalmente lo vedo. Per fortuna che venerdì 17 era ieri!
Raggiungo Andrea poco dopo la fontana del Becio e ripartiamo.
Il tempo è infame, coperto e quando arriviamo al passo dei Porcelletti, mt 1467, iniziano a scendere le nuvole, ma il sentiero è più che visibile.
Naturalmente evitiamo di seguire il percorso dell’Alta Via che ci obbligherebbe a scendere il passo della Scaletta in discesa e proseguiamo su questo sentiero alternativo.
Superiamo la deviazione per Prato Mollo, la roccia dei Porcelletti e la deviazione per la Malga Zanoni ed iniziamo la scoperta di un nuovo sentiero.
Dopo i primi tornantini, incontriamo l’ultimo escursionista di giornata, non particolarmente loquace, ma pazienza. Il sentiero attraversa velocemente questa valletta in fondo alla quale attraversiamo un ponticello in cemento sul rio Berone, superato il quale arriviamo al passo della Scaletta, mt 1263.
Dopo una breve discesa rientriamo nel bosco dove troviamo delle indicazioni che obbligano gli escursionisti provenienti dalla direzione opposta a seguire un altro percorso, ma il motivo non è chiaro.
A parte la nebbia che è scesa fitta, il cammino è gradevole, la temperatura fresca, il panorama praticamente nullo. Dopo aver costeggiato il monte Rocchetta, percorriamo il sentiero alle pendici del monte Pertusa. Dopo una curva ci troviamo di fronte una mandria di mucche che ostruiscono il passaggio e occupano l’unica fonte di questo tratto di percorso. Le aggiriamo in basso e ripreso il cammino iniziamo a sentire dei cani abbaiare. Alzo lo sguardo e sui pascoli vedo un gregge di pecore sorvegliate da due maremmani. Ad Andrea consiglio di proseguire e non guardarli ed in breve siamo sulla sella che porta al monte Ghiffi.
A questo punto siamo di fronte ad una scelta: proseguire sull’Alta Via o svoltare sulla deviazione alla nostra destra e così è.
Dopo poche decine di metri affrontiamo delle scalette ricavate nel terreno ed in breve siamo sulla provinciale che da Borzonasca porta a Prato Sopralacroce ed al passo del Bocco: un cartello invita gli escursionisti a percorrere il sentiero sul quale siamo appena transitati invece di quello che porta alla Malga di Vallepiana a causa della presenza di cani antilupo, in pratica quelli che abbiamo appena visto.
Per arrivare al passo del Bocco, mt 956, ci dividono quasi quattro chilometri privi di interesse o della minima vista. Mentre stiamo arrivando al rifugio dove abbiamo prenotato il pranzo cadono le prime gocce di pioggia, ma ormai ci siamo.
Ci accomodiamo al tavolo, mangiamo un piatto di arrosto con patate e ripartiamo, ma piove e dobbiamo attendere: il temporale passa in fretta, nel frattempo abbiamo tirato fuori dagli zaini k-way, poncho e protezioni e appena cessa di piovere partiamo.
Per Andrea il tratto sull’asfalto è un tormento, questione di tempi o di digestione, una sofferenza, ma in qualche modo riusciamo a raggiungere l’inizio dello sterrato. Qui incontriamo tre ragazzi che ci dicono percorrere l’Alta Via, chiediamo loro se ci sono ancora i cani, ma non li hanno visti ne sentiti, meglio, saluti di rito e ognuno per la sua strada.
Nel frattempo il tempo va migliorando ed una volta superata la prima salita e ricongiuntici con il percorso dell’Alta Via possiamo godere del panorama perduto nelle nebbie del mattino: non è apertissimo ed il Penna viene coperto di tanto in tanto dalle nubi, ma la vista è suggestiva. Andrea ha ripreso a camminare con regolarità ed in breve arriviamo ai piedi della Scaletta che evitiamo nuovamente per riprendere il sentiero percorso in mattinata. Superato il ponticello sul rio Berone,  Andreasi imballa nuovamente, ma è anche vero che abbiamo percorso oltre diciassette chilometri. Gli suggerisco di non fermarsi, di proseguire con calma, ma di non fermarsi e piano piano si riprende. Una volta superato il passo dei Porcelletti, il sentiero finalmente spiana e può rifiatare. Arrivare all’auto è questione di poche decine di minuti.
Sono quasi le sei del pomeriggio quando arriviamo al passo dell’Incisa dove troviamo due conoscenti che ci chiedono da dove arriviamo: quando sentono il nostro tour sgranano gli occhi e ci fanno i complimenti. Meritati.

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